Invidia.

Vedo foto di tre colleghi che nemmeno sapevo si conoscessero, su Facebook. Un ragazzo, due ragazze, tre paesi d'origine diversi.
Foto di una vacanza in Sicilia. Foto bellissime.
Sento che in nessun caso sarei potuto essere al loro posto, di nessuno dei tre.
Mi sento distante da tutti.

Comincio a fare i pacchi, domani si trasloca.

--FZ

Non hai amici.

Ogni tanto tu te ne esci con questa storia che non hai amici. Ma non è vero! Perché dici così?

Forse non è corretto dire che non ho amici perché un paio di veri, effettivamente, ne ho.
Però da una parte essi sono a 1600 km da qui e dall'altra anche con loro non ho mai condiviso tutto quello che nella mia testa gli amici condividono.
Ma lasciamo perdere quelli a 1600 km, pensiamo a questi, a quelli come te.
Premetto che non è che io ti voglia accusare di nulla eh, te mi stai tanto simpatico, è solo una lettura dei fatti.
Facciamo un semplice esempio. È venerdì sera e dopo cena vai in qualche locale insieme ad altri 'amici'. Me lo dici? No. Perché? La prima volta magari non c'hai pensato, ti sei dimenticato, ma alla decima?
Facciamo un altro esempio. Tu nella mia testa sei una persona piena di amici. Quante volte hai dormito fuori casa ospitato da uno di loro solo perché magari avete fatto tardi ed eravate più vicini a casa di quello? Quante volte hai fatto la doccia a casa di qualcun altro o magari preso qualche vestito in prestito? Quante volte ceni a casa di qualcun altro durante la settimana? Le tue risposte sono senz'altro innumerevoli, non ricordo ma parecchie e due/tre volte a settimana.
Le mie sarebbero mai, mai e mai.
QED.

--FZ

Padroni di casa.

Ospitare gente a casa è una cosa che da una parte mi piace un sacco dall'altra mi mette in difficoltà per gli obblighi che comporta.
Ospitare a cena qualcuno significa principalmente decidere cosa preparare.
Le scelte sono tante e sbagliare è molto facile. Presentare un piatto che non piace, non preparato a dovere oppure con qualche ingrediente che non è buono e lo rovina è, per dirla alla Monty Python, la morte sociale.
La decisione alla fine dipende da una commistione tra coraggio e confidenza nelle proprie possibilità, oltre che ovviamente alla voglia di fare, complici il proprio umore e il rapporto d'amicizia con gli ospiti.
Si può senz'altro stilare una classifica dei classici piatti che si trovano quando si va a casa di altri in relazione a questo fattore Q.
In ordine crescente, intendendo che ogni opzione è esclusiva rispetto alle altre:
  • Io metto la casa voi portate il cibo
  • snack / antipastini prettamente preconfezionati, sono di fatto solo accompagnamento per le bibite
  • piatto di pasta classico (amatriciana / carbonara / sugo / ...)
  • buffet di snack e antipasti caldi ma soprattutto freddi, non comprati pronti, almeno non tutti, possibili protagonisti salumi e formaggi
  • il piatto, l'unico che si sa fare e si fa sempre quello, in genere imparato dalla mamma (ad es. lasagne, torte rustiche, pasta con condimenti particolari)
  • carne alla brace + bruschette (se c'è un camino, ovviamente) (dipende molto anche da quanto si vuole spendere)
  • buffet più variegato, con l'occasionale pasta fredda (anche più di una), piatti facili ma sostanziosi tipo vitello tonnato (anche presi già pronti), piatti freddi a base di cous cous, insalatone
  • pasto completo a ispirazione etnica, impegnativo ma tanto se ti viene male puoi sempre dire che era la prima volta che facevi quelle cose
  • pasto completo a base di carne
  • pasto completo vegetariano
  • pasto completo a base di pesce

--FZ

Vertigini.

Soffro di vertigini, di fronte ad altezze e rischi.
Oggi camminavo sulla piattaforma del treno da cui ero appena sceso, particolarmente vicino al bordo. Lo guardavo con timore e ho visto da cosa era generato.
Ho visto la mia infanzia, completamente scevra di rischi, pericoli, ovattata da adulti iperprotettivi e dalle circostanze della vita che non hanno mai permesso, men che mai insegnato, ad arrampicarmi sugli alberi, a fare una vacanza senza un letto comodo, un pasto decente e una doccia a disposizione, a fare lavori manuali.
Da bambino non ho mai vissuto una disgrazia, conseguenza o meno delle mie azioni, che abbia potuto insegnarmi, farmi capire e provare su mente, pelle ed ossa che la caduta e l'atterraggio sono un passaggio a volte necessario e che dopo ci si rialza e la vita continua.
Temo che ora sia troppo tardi per impararlo, posso solo razionalizzarlo. Mi tengo le vertigini e gli atteggiamenti passivi, difensivi verso gli altri.

--FZ

1. Non criticare gli altri.

Ho iniziato a leggere Come trattare gli altri e farseli amici di Dale Carnegie, un libro piuttosto famoso del 1936, ormai di pubblico dominio — si trova facilmente su Internet.
Il primo capitolo s'è rivelato interessante.
A quanto pare almeno due cose mi separano da coloro che nel mondo si aggirano come campioni anziché come parìa (pirla): critico gli altri e mi colpevolizzo troppo per quello che faccio e penso.
In particolare il capitolo finisce con un piccolo brano in cui un padre si scusa con il proprio bambino per il comportamento troppo severo e promette di cambiare, di smettere di criticare il figlio per ogni sciocchezza, perché non si pulisce le scarpe o perché non mangia composto.
I miei genitori forse non sono stati esagerati ma loro così come la maggior parte degli adulti che mi circondavano non si sono mai fatti tali scrupoli. Sarà per questo che ora mi riesce così difficile evitare di criticare gli altri?
Eppure lo riconosco, alcuni miei comportamenti sociali si basano sulla critica, la condanna, la lamentela, in modo senz'altro esagerato se visto in questa luce.
Già solo su questo capitolo dovrei lavorare mesi.

PS: il giorno dopo ho pensato ancora a quanto letto e ho cominciato a provare a limitarmi, con non poche difficoltà.
Mi sono abbastanza ricreduto: non tutti i campioni evitano di criticare, anzi. Però sono ancora abbastanza convinto che la severità con me stesso, soprattutto a priori, sia qualcosa che mi penalizza.

--FZ

Il galantuomo gode e tace.

Ok io non sarò il modello del latin lover e non ho una storia da una vita ma è questo sufficiente per meritarmi la cronaca minuto per minuto delle tue imprese?
Cosa ti fa pensare che mi faccia piacere ogni volta ascoltarti raccontare la storia dietro ognuno dei tre, quattro rapporti a settimana che consumi, a volte anche con figliole diverse?
Ti sei messo in testa di “battere” il nostro modello di dongiovanni ma non ne carpisci l'essenza e finirai sempre per fare, ai miei occhi, la figura di quello che ne racconta più di quante non ne faccia.
Il nostro dongiovanni, lui sì che con gli sguardi, i sorrisi, gli ammiccamenti, le carezze che lo accolgono ovunque capiti, suscita tutta la mia ammirazione e invidia. E non ha mai avuto bisogno di raccontarmi nulla.

--FZ

Conversazioni immaginarie.

Al weekend arrivo sempre distrutto. Dormire è una delle poche cose che riesco a fare.
La sveglia è un optional e mi piace girarmi e rigirarmi nel letto, coccolato dalle soffici coperte, non dover pensare a docce, colazioni e treni da prendere.
Adoro godermi il dormiveglia, sognare coscientemente, ripensare a quello che è successo durante la settimana in modo semi-onirico.
Mi trovo a pensare a tutto quello che non è successo durante la settimana, a quello che non ho fatto ma che avrei potuto fare, a quello che potrebbe ancora succedere nel weekend ma che sicuramente non accadrà.
Parlo, nella mia testa, con quelle ragazze sedute al tavolo accanto al mio,«cosa bevete? ah, io un più classico mojito. serata un po' moscia stasera eh? posso sedermi?» la prima volta le conquisto tutte e tre. Rewind. Punto sulla ragazza alta, mora, occhi azzurri, la faccio ridere, le altre due si dileguano. Rewind. Mi metto d'accordo, prima, con un amico affinché arrivi dopo pochi minuti da quando mi sono seduto, in realtà quello interessato alle tre era lui, anzi no lui è interessato alla bionda, la mora neanche l'aveva notata.
Parlo, nella mia testa, con la collega del decimo piano, è strana, tutti la considerano lunatica, a me piace. Parliamo di case e cibo, il seguito di una conversazione di un paio di mesi fa. «Quante sono le possibilità che tu venga a cena con me stasera?». «Molte». Rewind. «Nessuna».
Conversazioni immaginarie che fanno iniziare il weekend con un sorriso e che lo trasformano subito dopo, sparito il dormiveglia e realizzato il loro significato intrinseco, in un altro paio di giorni di depressione da solo con me stesso.

--FZ

Casalingo in un giorno?

Nicola Santini: “Casalingo (non disperato) in un giorno — manuale di sopravvivenza alle faccende di casa”.

Forse dovevo già aspettarmelo dal titolo e dal fatto che la copertina minaccia addirittura un commento di Antonella Clerici ma comunque me lo sono letto tutto in un'oretta e il giudizio non può che essere negativo.

Lo scopo non troppo velato del libro è quello di arrivare sotto forma di regalo a tutti i ragazzi single benestanti che hanno appena fatto il grande passo di andare a vivere da soli. Il tono è fastidiosamente borghese e smaccatamente gaio (urletti che si sprecano su ogni pagina): insomma è come mettersi in libreria un pezzo della televisione nazional popolare tanto in voga oggi.

Quanto all'utilità, il libro presenta alcuni vademecum interessanti (ad esempio come smacchiare tessuti o pavimenti, due sezioni interminabili che sembrano fatte apposta per allungare il brodo) ma per il resto è un po' la sagra dell'ovvio (passo 3 del vademecum per cucinare: “seguire pedissequamente la ricetta”; “fare la spesa grossa una volta a settimana e comprare pane e verdura man mano”...) e alcune cose mancano (per dirne una, come si lavano gli stracci usati per pulire?) o sono spiegate poco o male (ancora non ho capito come si piegano i lenzuoli secondo lui).
Assolutamente fuori dal mondo, almeno rispetto alla mia esperienza, i tempi indicati come sufficienti e le frequenze dette necessarie per fare tutto. Tanto per dire, secondo quanto riportato tutti i giorni il bagno va pulito e i pavimenti di camera, cucina e bagno vanno lavati. Sommando tutto quello assolutamente necessario per l'autore uno se la può cavare con un impegno di due ore ogni giorno escluso il weekend.

Forse uno può spendere due ore al giorno in cose del genere se nella vita ha come occupazione scrivere libercoli del genere da vendere a 14 euro l'uno e partecipare a trasmissioni televisive che fruttano centinaia d'euro a comparsata. Oppure se uno fa il cool hunter. Non posso che lasciare allo stesso autore il compito di spiegare cos'è. Il mio commento:

Facepalm!

--FZ

I ricordi che ho di te.

In questi giorni su FB tutti taggano tutti su una immaginetta che invita a commentare con un ricordo che si ha di quella persona.
I social network li guardo un po' con sospetto e li evito quindi non ho approfondito troppo cosa la gente scrive.
Però mi viene da pensare che non molti scrivono cose come:
«Ricordo quando siamo andati in quel lago in mezzo al bosco, era una giornata splendida ma l'acqua era fredda e non ti sei voluta bagnare più su delle ginocchia. Ridevi ed eri bellissima. Dopo siamo andati nell'antro di una strega a bere tè e mangiare pasticcini. Tornati a casa abbiamo fatto l'amore fino allo sfinimento e poi abbiamo dormito abbracciati, nudi, con un sorriso beota sulla faccia».
Questo è uno dei tanti ricordi di te. Mi chiedo cosa scriveresti tu. Forse che ti annoiavo.

--FZ

Nerd parzialmente pentito.

Gli ultimi quindici anni, con brevi eccezioni, sono passati davanti ad un pc. A programmare, studiare, ascoltare musica, guardare film, raccogliere materiale porno, chattare.
È qualcosa di cui vergognarmi con le persone ‘normali’. Una consolazione è che non ne frequento molte.

Eppure non riesco a pentirmene completamente. Il pc mi ha servito sempre senza giudicare, si adatta ai miei gusti e ai miei bisogni.
In cambio il pc ha preso parte della mia vita. Le relazioni sociali, le amicizie, il sesso, lo sport, sono cose che ho vissuto marginalmente, quasi sempre legate in qualche modo ad esso.

Mi guardo indietro e capisco che il pc è stato una consolazione in una vita che era già diretta verso la solitudine e la diversità. Non solo non vedo come avrei potuto evitare di rimanerci impelagato ma non riesco nemmeno a vedere cosa sarebbe potuto andare meglio se non fosse successo. Quando già in tempi non sospetti ero un parìa per la maggior parte di chi mi circondava.

Eventi che avrebbero potuto cambiarmi la vita non sono accaduti e non è dipeso dalla presenza del pc.
Mi dispiace non aver avuto accanto fratelli, sorelle o cugini.
Mi dispiace non aver avuto amicizie forti da piccolo, di essere stato praticamente chiuso in casa tutta l'infanzia, di non aver avuto per tempo cattivi modelli da cui imparare e con cui condividere la trasgressione.
Mi dispiace aver avuto le ali delle tempeste ormonali adolescenziali tarpate da una classe di stronze e di non aver avuto nessuno a darmi man forte e aiutarmi in quel momento.

--FZ

La fine è il principio e il principio la fine.

12 mesi da quando ho lasciato la casa della mia infanzia, una famiglia oppressiva, un lavoro senza futuro, una città rumorosa, qualche amico, una storia importante finita, un blog e tanti progetti.
1600 km mi separano da tutto quello e non me ne pento.
Eppure
sono ancora in fase Z.
Non capisco dove sto andando.

Ho bisogno di uno sfogo, di lasciare segni senza che fantasmi del presente e del passato mi seguano, perseguitino, si offendano. Magari non durerà, intanto inizio.

--FZ